Cinema
 
 

Non ho niente di pregevole da raccontare. Né per quello che ho fatto, né per come ho vissuto quello che stavo facendo.
Forse l’unica cosa degna di menzione è Malìa, dal dramma di Luigi Capuana, diretto da Peppino Amato, girato in Sicilia sulle pendici dell’Etna nel 1945. Fu in quell’occasione che rividi Brancati, dopo che la guerra ci aveva diviso.Malia

Recitavo con la faccia lavata, senza un filo di trucco, i capelli incolti, accanto a una  Maria Denis tutta aggiustatina, con le sue brave ciglia finte, il cerone,  il rossetto, i riccioli ben pettinati. Il film non ebbe molto successo, malgrado la presenza nel cast di attori come Rossano Brazzi, allora un divo, Roldano Lupi e Gino Cervi. Io ebbi un trionfo di critica. Parlarono di “rivelazione”, “…il cinema italiano non potrà più fare a meno di questo volto intenso…” e bla bla bla. Invece il cinema italiano ne fece a meno benissimo, e mise sugli altari quelle che a quel tempo si chiamavano “le maggiorate”.

Io ricevetti una serie di proposte una peggio dell’altra. Le rifiutai tutte,  imperterrita, e me ne tornai al mio teatro senza l’ombra di un rimpianto.

Non avrei proprio altro da dire. Se non, forse, spendere due parole per la mia brevissima apparizione in Viaggio in Italia di Rossellini, con la Bergman e George Sanders.

I cultori di questo film, e sono tanti, mi parlano tutti di quella mia particina come di un prelibato “cammeo”.

A me sembrano pazzi. E’ vero che il film è bellissimo, forse il migliore di Rossellini, ma il mio personaggio, la prostituta, è al limite del ridicolo.

Pausa sul set di "Viaggio in Italia"Il povero Sanders, travagliato da problemi coniugali, prende in macchina una prostituta che staziona fuori dall’Excelsior di Napoli. Cerca di distrarsi un po’, suppongo. E chi gli capita?  Una Proclemer dall’aria tragica, depressa, col muso lungo, che gli racconta di una sua amica che è morta, e di lei che voleva ammazzarsi…e di come è orribile la vita. Poi gli chiede: dove andiamo? E lui, giustamente: lasciamo perdere, facciamo un’altra volta. Se non è ridicolo questo…

Durante quella mia breve permanenza a Napoli per Viaggio in Italia ci fu  una serata particolare e per me indimenticabile. Stavamo tutti all’Excelsior, e all’improvviso arrivò Humphrey Bogart. Era a Napoli di passaggio e veniva a salutare la sua amica Ingrid. Beh, vederli insieme, vivi, veri, in carne e ossa, con un bicchiere di Martini in mano, mi fece quasi svenire dall’emozione.

Per me Casablanca era, ed è tuttora, un cult.  So a memoria tutte le battute, so quando la camera staccherà dall’uno all’altro. So il punto esatto in cui mi metterò a singhiozzare. So tutte le parole di As time goes by Ascolta As time goes by. Ed eccoli qui, Rick e Ilse, davanti a me,  nel bar dell’ Hotel Excelsior di Napoli.

La Fiat 1100Mi risvegliò dal mio imbabolamento la voce di Rossellini: “Anna, andiamo a cena al Vomero. Li porti tu Ingrid e Bogey? Io ha la macchina piena” e uscì. Mi sentii gelare.

La mia macchina era una modesta 1100E color cacchina, una delle più brutte ma efficienti automobili che la Fiat abbia mai prodotto. Ma fin qui pazienza. Non tutti possiamo essere stars di Hollywood e spostarci in limousine. E io sono troppo fondamentalmente democratica per pensare che la marca di un’automobile possa esaltare o declassare chicchessia.

No, la 1100E andava benissimo. Ero io che non andavo troppo bene. Avevo la patente da un mese scarso. La strada per il Vomero è in salita ed è tutta curve e tornanti. Mentre le affrontavo, sudando per la tensione Humphrey Bogart( a quel tempo per scalare le marce bisognava fare il doppio débrayage e io non ero ancora un drago, in materia), pensavo al carico prezioso che mi portavo appresso (all’ultimo momento si era aggiunto anche George Sanders). Una bella responsabilità, la mia!

Arrivai al ristorante stremata, ma felice di avercela fatta. Mentre entravamo per la porta girevole, Bogart mi mise una tenera ma ferma mano sul culo. Lo guardai con riconoscenza. L’idolo si era fatto uomo.

 
 
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