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23 luglio 1943. Una breve illusione di libertà. Poi l’8 settembre e l’incubo dell’ occupazione tedesca a Roma.
Avevamo pochissimi soldi, vivevamo con la tessera annonaria, cioè a dire facevamo la fame. Mio padre, ingegnere, andava a cercare cicoria sulle pendici di Villa Glori. Fu un inverno molto duro. Ebbi alcune proposte di lavoro ma le rifiutai. Ripresi le lezioni di danza con la mia amatissima Raja Garosci e insieme a Gerardo mi misi a studiare russo con la straordinaria Raissa Naldi.
Con Gerardo Guerrieri, al quale ero legata da un rapporto studentesco-professionale-sentimentale giravo per una Roma spettrale e deserta su una sgangherata bicicletta sfuggita per caso alla requisizione. Ci vedevamo tutte le mattine alla biblioteca del Burcardo. Più che leggere testi teatrali sfogliavamo all’infinito libri di pittura e architettura.
Nell’estate del ’44, subito dopo la liberazione di Roma, feci La rappresentazione di Santa Uliva di Anonimo Fiorentino nel cortile della Sapienza. Gualtiero Tumiati, che dirigeva, fu il primo ad occuparsi della mia voce. E ad insistere perché la impostassi più profonda, più da contralto. Mi diresse con molto affetto e perizia. Santa Uliva segnò per me una data importante.
Nell’ autunno dello stesso anno incontrai quello che forse era il più grande attore di quel tempo: Ruggero Ruggeri. Facemmo insieme Rabagas di Sardou e la Luna è tramontata di Steinbeck. Lui, oltre a recitare , faceva una sorta di regìa. Ma non riuscivo a comunicare, con lui.
Non mi parlava mai, non mi faceva mai un’ osservazione, mai un appunto. Mi guardava provare con un aria che a me pareva leggermente disgustata. Forse non era vero, Forse era davvero un timido, come sostengono molti. Certo è che dopo di allora, ogni volta che fece Compagnia, mi offrì di andare con lui, come primadonna assoluta. Non accettai mai. E forse feci male ,ma avevo l’impressione che non avessimo niente da dirci.
Nell’ agosto del ‘45 andai a Catania con una troupe cinematografica a girare Malìa, dal dramma di Capuana, regia di Peppino Amato, aiuto regista Gerardo Guerrieri.
Rividi Brancati dopo più di due anni. Non ho più amato la Sicilia come in quei giorni. Anzi in quelle notti. Dopo l’asfissiante mediocrità del lavoro del cinema , il caldo di quei pomeriggi assolati, roventi, Brancati ed io passeggiavamo sino all’alba in una Catania magica e astratta, che forse avevamo inventato insieme, perché non l’ho mai più ritrovata. |
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