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Debuttai con “Minnie la candida” di Bontempelli, regìa di Ruggero Jacobbi. Un talento mostruoso. Finalmente, dopo anni di attesa e di frenetica incubazione, con questa Minnie feci esplodere la bomba che mi nutrivo dentro da tanto tempo. Fu un successo piuttosto clamoroso. La critica parlò all’ unanimità di “rivelazione”, e scrisse degli inni che, nella mia incoscienza di neofita, lessi con piacere e anche con un certo distacco.
D’ Amico scrisse:
“Anna Proclemer ha riportata, per virtù di temperamento nativo come di limpida visione, la vergine creatura alla fonte dell’innocenza.
La sua interpretazione, pur mantenuta nei toni più leggeri e trasparenti sorprese, commosse, conquise: le grandi ovazioni che salutarono Minnie furono in gran parte rivolte a lei.”
e Francesco Càllari
“Un’attrice dotata di un eccezionale temperamento drammatico, fresca viva immediata, con un volto nuovo, due occhi stellari dallo sguardo vasto e profondo, un sorriso tutto candore. Un’attrice che diventerà presto prim’attrice. La Proclemer è riuscita, con la freschezza della sua recitazione e la verità della sua commozione, a darci un’interpretazione di Minnie mirabile.”
Mi sembrava tutto così naturale, così ovvio! Più tardi imparai a pesare le parole scritte su di me; a soffrire e a godere per un aggettivo, a provare gratitudine o risentimento. Ma molto più tardi.
Ricordo di quella prima prova… la felicità, la leggerezza, l’ incoscienza. Più tardi incominciarono i dubbi, l’ autocritica, l’ insoddisfazione. Il serpente della coscienza mi tolse per sempre il mio paradiso terrestre.
E il bello è che va sempre peggio. |
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