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Da piccola, mia madre mi spingeva verso le fiabe di Andersen: La piccola fiammiferaia, La sirenetta ecc. A me sembravano intollerabili per crudeltà e patetismo. Anche Pinocchio non mi entusiasmò. Troppo grondante di parabole moralistiche.
Invece leggevo e rileggevo Il libro della giungla di Rudyard Kipling. Adoravo Mowgli, Bagheera, la pantera nera, (chiamai Bagheera anche la mia bellissima e cattivissima gatta che invece era di un color grigio-argento). Chiamai col nome dell’orso Baloo il mio cane di pezza.
Poi fu la volta di Salgari. Mi innamorai perdutamente di Sandokan. Gli altri corsari, Nero, Rosso, non mi interessarono mai.
Poi venne il Grande Nord. Tutti i libri di Oliver Curwood, La valle degli uomini silenziosi, Cacciatori di lupi, Cacciatori d’oro…
Poi arrivò nella mia vita, e non mi ha più lasciata, il grande Jack London: Il richiamo della foresta, Zanna bianca, Radiosa aurora, e il grande, grandissimo Martin Eden.
Contemporaneamente, condividendo i gusti di mio padre, mi buttai su tutti i romanzi umoristici inglesi di Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, Tre uomini in barca ecc. e, naturalmente, tutto P.G.Wodehouse a cominciare da L’amore tra i polli a tutta la incantevole serie di Jeeves.
Da adolescente divorai Dostojevskji. Ero in fase problematico-mistica e trovai pane per i miei denti. Continuai poi con gli altri russi: Turghenjev, Tolstoj, Pushkin. A proposito di quest’ultimo e del suo Eugenio Onjeghin, mi innamorai talmente di questo poema in versi e in rima, che per gustarlo meglio mi misi a studiare il russo. Ricordo ancora a memoria, dopo più di 60 anni, i quasi cento versi della Lettera di Tatiana a Onjeghin. (E l'ho perfino recitata a Mosca!).
Oggi non leggo più niente. Cioè non leggo più romanzi, ma solo qualche saggio e Poesia, che mi serve per i miei Recital. |
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