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Mentre recitavo Minnie la candida al Teatro dell’Università, la Lux Film mi propose un contratto per tre film.
Erano quei film cosiddetti dei “telefoni bianchi”, un po’ stupidini, ma spesso con prestigiose distribuzioni di attori di teatro, come la Borboni, Armando Falconi, Antonio Gandusio ecc.
Quelli della Lux mi ponevano come condizione che mi cambiassi nome. “Proclemer suona troppo straniero”, decretarono. Che idea bislacca. Tutt’al più suonava tedesco. E i tedeschi non erano nostri alleati? “Se vuoi puoi chiamarti Proclemeri”. Che orrore. Come Wanda Osiris, che ribattezzarono Osiri. “Va bene -dissi - mi chiamerò Mozart. Anna Mozart. Anna Maria, dopo tutto, era il nome di sua madre.” “Sei pazza! Peggio! No, no, dev’essere un nome italiano.“ “Bene, e allora: Anna Vivaldi.”
Antonio Vivaldi era stato riscoperto di recente, proprio in quegli anni. Io a quel tempo ero assidua ai concerti e lo avevo ascoltato spesso e mi piaceva molto (del resto piaceva anche a Bach e a Mozart). Anna Vivaldi, dunque.
E se a tarda notte non riuscite a dormire e vi capita di vedere uno di quei vecchissimi film italiani in bianco e nero, potreste incappare in una giovanissima attrice dall’aria spaesata e un po’ melensa che risponde al nome di Anna Vivaldi.
Sono io. |
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